Per comprendere appieno un individuo e la sua storia non bisogna tralasciare nessun elemento. Non basta considerare le variabili psicologiche, ma spesso è necessario interrogare anche le logiche del corpo, che comprendono aspetti strutturali e biochimici. Il modello che ho deciso di approfondire ed adottare nella mia prassi clinica è l’approccio somatologico dell’Istituto di Psicosomatica Integrata di Milano, frutto di anni di ricerca ed esperienza dell’equipe diretta dal Dott. Riccardo Marco Scognamiglio.
Con lui ho svolto la mia tesi di laurea e ho proseguito in seguito i miei studi presso la Scuola di counseling in psicologia psicosomatica, dove si apprende come accogliere quei sintomi che risultano incomprensibili, ingestibili e segnano una rottura improvvisa del sistema.
L’approccio somatologico si configura pertanto come la via di accesso alla sofferenza che ha preso il posto della parola e ha invaso il corpo, quindi nei casi di patologia organica, dolore acuto e cronico, quadri degenerativi, alessitimia, ma anche nel caso di sofferenza psicologica di varia natura, attivazioni psicomotorie, angoscia, depressione, ansia, problemi legati all’adattamento, in un’ottica bio-psico-sociale.
Il corpus di conoscenze da cui deriva questa prospettiva è composto da studi provenienti da settori differenti ma interconnessi:
- la psicoanalisi, la psicologia interpersonale, la psicoterapia sensomotoria;
- le discipline corporee (kinesiologia, naturopatia, osteopatia);
- i modelli neuroscientifici e neurobiologici (LeDoux, Siegel, Panksepp, Van der Kolk).
L’approccio si definisce integrato sia per questo sforzo di unire la complessità, sia per il modo di procedere che prevede la collaborazione tra figure professionali diverse: psicologi, psicoterapeuti, educatori, osteopati, naturopati, kinesiologi, psichiatri e medici.
Questa multidisciplinarietà e un attento lavoro di equipe consentono al paziente di essere accolto e sostenuto nella totalità della sua esperienza.